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Trudvang Chronicles – Terre selvagge e antiche tradizioni

Terre selvagge e antiche tradizioni

Trudvang è una terra di distese selvagge e di antica tradizione.

Dietro rocce coperte di muschio si nascondono i troll che bucano la coltre della notte con i loro occhi gialli in cerca di viaggiatori incauti che si avventurano sui sentieri fangosi del Bosco Oscuro. Grandi signori dei cavalli armati di spade e scudi fanno risuonare le pianure del Mittland al galoppo dei loro possenti destrieri, in cerca di nuove conquiste che gli permetteranno di prendere il loro posto tra gli eroici re del passato. Ad est, nelle Stormland, feroci guerrieri spargono sangue in nome degli dei della tempesta e del caos. Vincolati da antiche usanze, cercano di onorare i loro antenati e il clan sfidando quelle indomabili distese selvagge che chiamano casa. A ovest i Virann siedono in alte torri di pietra, cercando l’antica conoscenza che l’umanità pensava perduta per sempre, mentre a sud gli elfi cercano di capire perché i loro antichi dei li hanno abbandonati proprio quando avevano più bisogno di loro. Sotto la montagna, roccia e pietra, i figli della fuliggine martellano le loro incudini vicino alle ruggenti fornaci logi nel ventre del mondo e, all’estremo nord, si estendono solo le Grandi Pianure Ghiacciate, un luogo così freddo e buio che si dice che nessuno possa sopravvivere più a lungo di quanto riesca a restare sveglio.

Tutte queste genti hanno usanze e tradizioni, una storia speciale e dei culti che sono stati modellati dalla loro storia e dal mondo in cui vivono.

Prendiamo il Mittland. Il Mittland è, soprattutto, una terra di grandi eroi e di gesta possenti, un luogo scaturito dalla leggenda e dal mito, un luogo di pianure fitte di alte erbe flessuose, che si estendono fin dove l’occhio riesce a spingersi, su cui galoppano i cavalli selvatici, maestosi e liberi. Qui la vita eterna è garantita da uno skald che canta la canzone delle gesta di un uomo, dunque tutti conducono le loro vite nel segno della spada, per trovare posto in una lirica immortale. Un Mittlander è definito dalla battaglia. Qui tutti gli uomini e le donne sono creati uguali sotto il sole e lo restano fino a quando sono in grado di brandire un’arma e usarla per abbattere i loro nemici.

Queste terre seguono per lo più la tradizione Eald. Questo culto è incentrato sulla venerazione degli eroi e delle loro gesta. Il coraggio del cuore è il tratto più grande che si può possedere, e guerrieri solitari ed eroi spesso ottengono più potere e rispetto di re e signori che detengono grandi ricchezze. Per esempio, sono gli antichi eroici sovrani che hanno vissuto la loro vita con la spada prima di innalzarsi allo scranno regale coloro che vengono veramente rispettati.

Non solo gli eroi sono venerati all’interno della tradizione Eald, ma anche le armi e gli oggetti che brandiscono. Essi sono incisi, decorati, gli vengono dati nomi e vengono composte leggende su di loro. Gli oggetti vengono spesso tramandati di generazione in generazione e perpetuano l’eredità di una famiglia o di un clan.

Alcuni dei più importanti dei, eroi e spiriti della natura venerati all’interno della Tradizione Eald sono Whote l’inquieto vagabondo, Othwolk il guardiano dell’Othwa, e Shurd il Signore delle tenebre e dei grandi draghi. Per darvi un’idea, guardiamo Othwolk.

Egli dimora nell’Othwa, il Regno degli eroi, il Regno dei caduti. Othwolk è il suo invitto custode. Prende la forma di un grande wight con una corazza di teschi e una grande ascia, o di un lindwurm nero che si annida nell’ombra. Egli resta di guardia nelle nebbie tra Othwa e Trudvang. Entra a Trudvang solo per catturare coloro che hanno lasciato Othwa, perché nessuno ha diritto di andarsene. È il grande guerriero che incontrerà i caduti e li giudicherà alle porte dell’Othwa, temuto e rispettato.

Nel Nhoordland selvaggio, invece, osserviamo i nani di Tvologoya nel Regno di Muspelheim. Essi sono un popolo con un certo grado di civilizzazione. Sono risoluti e resistenti come le montagne in cui vivono, non si fanno distrarre o commuovere da situazioni occasionali ed eventi, e restano inamovibili lì dove si trovano, a differenza degli esseri umani che fanno guerra o emigrano anche per il più piccolo cambiamento. I figli della fuliggine e della pietra danno grande valore a ciò che è duraturo, a ciò che rimane come è sempre stato, come le montagne.

I nani di Muspelheim adorano la montagna stessa. Credono nella pietra, nei suoi meccanismi interni e nei metalli preziosi che custodisce. I loro mistici sono i Thuul, forgiarune che hanno imparato le vie segrete per studiare e lavorare la montagna e le sue materie prime. Quest’arte è venerata da tutti i nani. Un forgiarune può trascorrere giorni, settimane, e anche anni a cercare i materiali perfetti e i componenti per il suo divino compito. È come se cercasse pietre preziose e metalli creati da Borjorn stesso per il solo scopo di essere utilizzati dai Thuul. E Borjorn è il padre dei nani. Infatti essi credono che sia stato il grande creatore e modellatore Borjorn a creare i nani e forse anche le stesse montagne. Quando colpì la sua grande incudine con il suo possente martello e le scintille divennero vermi che strisciarono a cercare rifugio sotto la pietra, Borjorn rapidamente si affezionò a quei vermi, come aveva fatto con tutte le sue creazioni. Vide che amavano la roccia, la cenere della fucina, e la montagna, e che sembravano essere in connessione con queste cose. Egli diede loro un’anima e un cuore e il potere di plasmare la roccia che amavano così tanto. Gli donò anche il Regno di Muspelheim, nel profondo ventre del mondo. [Segue nella prossima #Chronicle su Trudvang]

Curiosità: il wigh di Trudvang

Il wight dei tumuli è un tipo di wight fortemente legato al luogo dove è stato sepolto, spesso un tumulo, un sepolcro, o un altro luogo chiuso, anche se può trattarsi di una semplice tomba o un cumulo di rocce. Nei giorni più antichi, prima che Gave fosse al nostro fianco, la gente credeva che il wight dei tumuli fosse un non morto tornato al mondo perché qualcuno non aveva inviato abbastanza doni per i morti e quindi non era riuscito a compiere il viaggio per quello che è ritenuto l’altro mondo. Altri parlavano di wight che si svegliavano a causa di oggetti e manufatti potenti che erano stati sepolti con loro, cosa che rendeva difficile per i defunti distaccarsi dal nostro mondo.

Il wight dei tumuli si risveglia alla vita a causa della sua intensa brama per qualcosa o qualcuno che è nella sua tomba. Può essere un oggetto, un altro corpo, o anche il luogo stesso della sepoltura. Non è insolito che molti wight dei tumuli infestino lo stesso luogo contemporaneamente poiché molti grandi uomini e re sono spesso sepolti nello stesso posto.

Soltanto gli esseri umani e gli elfi possono trasformarsi in wight dei tumuli. Poiché il wight si risveglia alla vita relativamente presto dopo che il cadavere è stato sepolto, mantiene molto dell’apparenza della persona che era in vita. Spesso il wight conserva sia la carne che la pelle. Le sue orbite vuote e oscure, tuttavia, riverberano di un bagliore bianco-osseo quando il sole è tramontato.

Come la maggior parte dei non morti, i wight dei tumuli sono più attivi durante la notte o nella nebbia in quanto i legami con il Misthal sono forti lì. Il wight prova un odio profondo nei confronti di tutte le cose viventi e non esita a uccidere chiunque sconfini nel suo luogo di sepoltura.

Molto raramente, i wight dei tumuli si allontanano dalla loro tomba e si avventurano nel mondo. Questi wight hanno giurato, magari, di recuperare un oggetto o un artefatto che è stato sottratto dal loro sepolcro, ottenere vendetta su colui che ha ucciso una persona cara, o qualcosa del genere. Questi wight dei tumuli sono molto pericolosi in quanto è difficile riconoscerli per quello che sono. L’unico segno esterno che li identifica potrebbe essere che hanno gli occhi luminosi, particolare che può essere facilmente mascherato da un pesante cappuccio. Questi wight dei tumuli spesso si confondono fra la gente nelle taverne che si trovano al confine delle terre selvagge per ottenere informazioni in merito a ciò che stanno cercando. […]

Giocare a Trudvang è assolutamente coinvolgente ed è strettamente connesso con il background storico norreno. Perciò abbiamo pensato che è il gioco perfetto per consentire un po’ di approfondimento su alcuni argomenti correlati. Siete liberi, come per tutti i nostri articoli, di usare il materiale che vi proponiamo qui sul sito e, in caso di diffusione al di fuori del vostro gruppo di gioco, ricordate che è obbligatoria la citazione della fonte (link o sito Wyrd come riferimento).

Continuiamo con la religione in Trudvang, e vediamo anche qualche approfondimento incluso in Appendice nel volume Storie e Leggende di Trudvang. 

Tradizione Eald 

La Tradizione Eald è un complesso un sistema di credenze che si osserva nel Mittland orientale, mentre nell’area occidentale si sta lentamente passando ai Precetti di Nid. Iniziato come un semplice culto si è sviluppata via via in un sistema di miti e usi che sono profondamente connessi con la natura e con le quattro stagioni. La Tradizione Eald si è evoluta nel culto delle grandi gesta e della battaglia a causa dell’ostilità della regione. Perciò la Tradizione Eald considera l’ardimento come il tratto più importante di una persona, e semplici guerrieri ed eroi spesso ottengono più potere e rispetto di re e signori che detengono grandi ricchezze. Si sente spesso nelle canzoni degli skald che una battaglia è stata vinta da un singolo eroe o una mostruosa bestia è stata uccisa da un eroico guerriero. Il più grande desiderio di un guerriero del Mittland è quello di essere cantato in una saga da uno skald, o di diventare protagonista di un racconto che narri le sue gesta. In questo modo vivrà per sempre.

Per traslazione, non sono solo gli eroi ad essere venerati all’interno della Tradizione Eald, ma anche le armi e gli oggetti che permettono di compiere grandi gesta. Essi sono incisi, decorati, gli vengono imposti dei nomi e si cantano leggende che li riguardano. Gli oggetti vengono tramandati di generazione in generazione e continuano l’eredità di una famiglia o di un clan. Non è raro che tale arma o oggetto divenga più famoso dell’eroe che lo brandisce. In Storie e Leggende di Trudvang abbiamo parlato della storia di Tyrfing, la celeberrima lama, e di Mimung e del suo artefice, la cui storia cruenta è un caposaldo della tradizione epica delle saghe nordiche.

LA PRIMA LAMA

Era la vigilia del tredicesimo compleanno di Eiwar e suo padre lo aveva convocato. Il vecchio guerriero stava guardando i campi aperti mentre il vento inclemente scompigliava in una danza i suoi bianchi capelli. Eiwar si avvicinò al padre con passo attento, incerto se disturbare la sua veglia. “Non nasconderti nell’ombra, figlio mio. Non ti si addice. ” Lo apostrofò il padre, con voce severa.

Eiwar allora si affrettò e si inchinò: “Mi hai convocato, padre.”

Suo padre si volse verso di lui e lo guardò con occhi che erano seri come la morte stessa. Il sangue del giovane si raggelò, di cosa si era reso colpevole per provocare tali emozioni in suo padre? Poi però notò che suo padre teneva qualcosa fra le mani, avvolto in pelle marrone chiaro. Eiwar ebbe i brividi, perché sapeva ciò che era nascosto all’interno. “Ho qualcosa per te.” Gli disse suo padre. Strinse le mani rugose intorno all’elsa che faceva capolino dall’involto e dalla custodia di cuoio trasse una massiccia lama che tenne sollevata.

Eiwar cadde in ginocchio e fissò la lama sgranando gli occhi. La spada era magnifica. Affilata, perfettamente equilibrata e decorata con trame assai intricate di oro e d’argento […]

Curiosità: Le spade vichinghe

Le armi vichinghe erano fatte per combattere, ma anche per mostrare la ricchezza e lo status di un uomo. Tutti gli uomini liberi nella cultura norrena dovevano possedere un’arma (i più ricchi avevano una spada e gli altri scuri, lance, coltelli) e potevano portarla sempre con sé. Odino stesso diceva: “”Non lasciare le armi a terra dietro di te in un campo; non sai mai se all’improvviso ti toccherà usarle.”

Tuttavia, la spada dell’epoca vichinga non è una spada vichinga. Nel primo Medioevo, nell’Europa occidentale e settentrionale era la spada carolingia il tipo di spada prevalente. Si trattava di un’arma sviluppata nell’8° secolo dai Franchi, che l’avevano perfezionata nel corso del secolo precedente sviluppando la loro versione dalla spatha romana per adattarla ai combattimenti a cavallo. L’elemento distintivo di queste spade era il pomello lobato, ma non solo (si veda sotto). I Vichinghi, inoltre, usavano inscrivere motti in rune o latino.

Era questo il genere di spada che si ritrovava più spesso nelle tombe vichinghe e probabilmente vi era arrivata con il commercio o come bottino. Durante il regno di Carlomagno queste spade si potevano pagare intorno ai 1.000 euro, dunque erano armi destinate ai cavalieri. Presto erano andate a sostituire le antiche Seax (una parola sassone che indicava il “coltello) diffuse dai Germani in origine durante le migrazioni dell’epoca precedente (si veda Storie e Leggende di Trudvang, Appendice).

Queste nuove armi così ricercate, le spade forgiate dai Franchi (dette anche lame carolinge), erano state rese possibili dalla disponibilità di nuovi metalli e leghe di acciaio di alta qualità, che venivano prodotte in un modo molto particolare. Quando leggete qualcosa come: ‘La spada era magnifica. Affilata, perfettamente equilibrata e decorata con trame assai intricate di oro e d’argento...’ il motivo era che le spade di solito non erano realizzate con un solo ‘pezzo’ d’acciaio che veniva battuto, ma con dei blocchi compositi con una tecnica detta pattern welding e dunque non solo il pomolo era decorato ma anche la lama presentava dei pattern. Per ottenerli, si impiegavano vari gruppi e livelli di acciaio in fantastiche composizioni e direzioni e da queste si componevano, battendole, le lame che oggi vengono definite come damasco. Come potete immaginare sono lame splendide con effetti veramente fantastici e un’eccellente resistenza e durezza, anche se sulle lame rinvenute nei musei e del periodo indicato è difficile vederlo a occhio nudo dato lo stato di conservazione. La procedura era per le lame migliori: permetteva di realizzare una lama intera, non assemblata, e quindi meno soggetta a rottura.

RAGNO GIGANTE

In molti tomi sono riportate inesattezze su come i ragni giganti siano esseri intelligenti e altamente pericolosi. Concordo certamente sul fatto che sono molto pericolosi, ma mi domando se siano davvero intelligenti. Perché ne dubito? Ve lo racconto.

Avvenne mentre stavo attraversando la foresta del drago: finii nella tela di un ragno gigante. Se solo sapeste quanto è difficile individuare queste tele, forse non ridereste di come quasi accadde che vi morissi. Ogni tentativo che feci per liberarmi sembrava solo rendere più certa la mia prigionia e diveniva via via più difficile districarmi dalla forte e appiccicosa ragnatela. La mia cavalla era abbastanza forte da essersi liberata da sola, ma per quanto facessi per tentare di richiamare a me la povera giumenta, lei si rifiutava di avvicinarsi alla tela. Se ne stava lì a sbuffare mentre io provavo di tutto per farla avvicinare.

Quando venne la notte, e avevo ormai rinunciato ai miei tentativi di liberarmi, sentii qualcosa muoversi fra i rami degli alberi. Naturalmente pensai che si trattava del ragno che veniva a vedere se qualcosa era finito invischiato in una delle sue ragnatele, e pregai che la mia fine avvenisse rapidamente e senza dolore. Ma rimasi assolutamente attonito quando vidi che un nodo sul tronco dell’albero di fronte a me improvvisamente prendeva forma per modellarsi in un volto. Compresi subito che si trattava di un yggdras. Improvvisamente scese su di me una calma assoluta trovandomi insieme a tale creatura di suprema conoscenza, e quello che ho provato quando i rami dell’yggdras si mossero come mani e mi liberarono è indescrivibile, e quindi non cercherò di farlo.

Dopo aver recuperato la mia cavalla e averle prestato qualche cura, mi sedetti a terra davanti all’albero per parlare con l’yggdras. Fu allora che appresi la verità sui ragni giganti.

L’yggdras mi disse che i ragni giganti non sono più intelligenti di quelli piccoli, che vediamo nella nostra vita quotidiana. Naturalmente, sono molto più pericolosi ma non certo più intelligenti o con maggiori conoscenze. Domandai poi perché la gente credeva che gli yggdras fossero stati costretti a lasciare la loro foresta a causa dei ragni giganti, come mai i ragni giganti erano in grado di maneggiare il vitner come i grandi tessitori del vitner, e come era accaduto che fossero stati capaci di intrappolare un drago. Poiché avevo letto di tutto questo e ne volevo conferma. […]

Curiosità: Un ragno nella mitologia norrena

Il ragno non è un animale molto diffuso nella mitologia nordica. Ci sono pochissime citazioni, quasi nessuna, lungo tutto l’arco delle saghe che ci sono pervenute e questa è una situazione insolita. Alcuni si sono spinti ad affermare che i ragni non fossero creature così diffuse nell’ambiente e dunque non furono osservate nel quotidiano in modo assiduo tale da divenire soggetti rilevanti, vuoi per il clima, vuoi per la distribuzione geografica. Infatti, esiste una tradizione nordica che ricorda che uccidere un ragno porta sfortuna, forse proprio perchè essi si vedono poco e vengono visti nella loro funzione di divoratori di insetti.

C’è però un elemento correlato al ragno e che attiene alla figura di Loki.

Innanzitutto occorre sottolineare come nella mitologia norrena non sia ricavabile in modo definitivo ed univoco se Loki sia un dio, un gigante (vedremo i vari significati del termine giganti nella concezione norrena, in Storie e Leggende di Trudvang), oppure qualcosa di completamente diverso. Infatti, per esempio Saxo Grammaticus, lo storico danese di Storia dei Danesi, riporta come Thor trovasse Útgardaloki (Loki di Utgard) legato come Tantalo al supplizio della roccia (la storia del supplizio di Loki è una storia di origine Islandese). In questa versione Loki è un gigante, non un dio. Forse qualcosa di diverso. Significativo è il fatto che non esistano assolutamente tracce di un culto dedicato a Loki associato al periodo storico e, visto che il soggetto incarna tutti i valori che sono l’antitesi dei valori norreni tradizionalmente positivi che sono caratteristiche come onore e lealtà, sarebbe difficile considerarlo un dio da onorare, quindi forse non è affatto un dio, tutto sommato.

Allo stesso modo si è presentato un problema nella determinazione di una chiara e definitiva etimologia del nome Loki, e le fonti ne avevano proposte varie origini senza riuscire ad accordarsi infine riconoscendo l’impossibilità di farlo. Invece, recentemente, un filologo (Eldar Heide, dell’Università di Bergen) ha proposto una soluzione che pare essere accettata dal mondo accademico moderno.

Nelle raffigurazioni, Loki compare spesso associato a dei nodi su un filo. Si tratta di raffigurazioni un po’ tarde rispetto all’epoca vichinga, è vero, ma associate alle origini delle trascrizioni delle saghe (islandesi) e proprio nell’uso più tardo dell’Islandese, Loki significa nodo o intrico. E quando ci si riferisce a Loki in senso metaforico anche in lingua originale, come in italiano del resto, colui che intesse delle reti di inganni, piani e progetti è associato ad un ragno. Le reti dei ragni, in lingua originale, sono infatti connesse direttamente alle reti da pesca (costituite di nodi e volute di corda) e in alcune versioni del mito di Loki arrivate fino a noi, Loki fabbrica proprio delle reti da pesca. Ecco dunque che viene anche definito Loki il Ragno.

 

(Come sempre ricordate che la traduzione dei termini definitivi potrebbe differire da quella qui impiegata e le descrizioni complete sono nel manuale).

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