1792. 24 settembre. Milano. Con l’esposizione della carcassa di un enorme esemplare di femmina di lupo, abbattuto nelle piane nebbiose presso Cascina Pobbia, si concludeva l’estate di terrore causata dalla bestia di Cusago che aveva visto la straziante morte di una dozzina di bambini. L’ispettore alla caccia Borri e suo figlio, insieme ai due sacerdoti Rapazzini e Comerio responsabili della cattura guardavano la bestia e la gente esultante. Quella femmina di lupo non era l’unico immondo diabolico che i loro occhi avevano visto. L’immagine agghiacciante di quella che era fuggita alla cattura ergendosi su due zampe, rivelando occhi umani distorti dalla ferocia e un ghigno terrificante, era ancora vivida in loro: lo rivelavano i loro sguardi cupi e meditabondi, concentrati sulla folla di curiosi…
I lupi mannari sono creature note e temute fin dall’antichità per la loro natura demoniaca. Nell’anno 1538 Olaus Magnus, un prete cattolico svedese scrisse in una nota a Roma:
“La maledizione del lupo mannaro non è una malattia, è il frutto delle maledizioni e dei dolori degli stregoni e delle streghe. Non si tratta di una punizione del cielo comminata a chi si è macchiato di atti di cannibalismo, o una trasmissione di primogenitura di qualche bambino abortito né viene conferita magicamente a chi indossa una cintura magica fatta con la pelle del posteriore di un assassino. Lo so, perché ho studiato da vicino un lupo mannaro.»
In Italia, ci si protegge dai lupi mannari in molti modi, ma fra questi è diffuso l’Aconito. I contadini lo piantano in giardino o lo tengono in vaso, per proteggersi. Nel medioevo chiamato volgarmente Cappuccio di monaco o Elmo di Giove o Elmo blu per via della forma dei fiori di un intenso colore blu scuro, è noto fra il popolino anche come luparia o strozzalupi, ed è una pianta tossica da cui si estrae un potente veleno. I fiori profumano molto e attirano insetti come api e vespe offrendo un nettare molto gradito a questi insetti.
La tossicità dell’Aconitum era nota e usata già nell’antichità sia per avvelenare le armi (punte di lancia e di freccia) sia per preparare bocconi per uccidere lupi e volpi. La pianta teme le gelate improvvise e si trovano piantine da tenere in vaso, ma non va raccolta in natura (oggi è protetta – nda). Bisogna saperla maneggiare: basta tenerne in mano un mazzo per assorbire l’aconitina attraverso la pelle e dare inizio all’irritazione. I sintomi dell’avvelenamento per ingestione spaziano dall’angoscia al formicolio, arrivando fino alla difficoltà a muoversi e alla morte per asfissia.
Tufloû Loukû Pósis
L’occultista greco Kyriakos Anasiadis, vissuto a metà del 16° secolo, aveva un forte interesse per la scoperta di modi per proteggere gli uomini comuni dalle bestie innaturali. Scoprì che bollendo carne di lupo mannaro in dell’acqua santa era possibile creare un elisir che avrebbe reso una persona invisibile ai lupi mannari. Il nome di questo intruglio, Tufloû Loukû Pósis, significa “veleno che acceca il lupo”, un nome adatto per un tale intruglio.
- Grado di difficoltà: -7
Requisiti
- Abilità: Scienza VA 10
- Disciplina: Trasmutazione livello 4
- Competenze: Alchimia livello 3
Requisiti
- Esoterismo VA 4, disciplina Esseri Soprannaturali livello 1
Requisiti materiali
- Un pezzo di circa 50 grammi di carne di lupo mannaro o di qualcuno infettato dalla sua maledizione, acqua santa e un apparato per la distillazione. Un Tiro Abilità riuscito crea una dose
Effetto
Chi beve l’intruglio prova un forte dolore allo stomaco (che impone penalità -1 a tutti i Tiri Abilità) e si riempie di peli sia sulle braccia che sulla schiena. Per 1d6 ore il personaggio diventa invisibile ai lupi mannari. Il dolore allo stomaco scompare insieme all’effetto, ma i peli possono rimanere per diverse settimane.
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E. Albini
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